Perfeziono lo yoga con supporti e attrezzi: Sukha

sukha (sōōˑ·kh),

adj in Sanscrito significa “confortevole”; Nello yoga rappresenta una delle due qualità che deve possedere l’āsana. Infatti in Yoga Sūtra 2:46, Patañjali dice “la positura deve menare alla stabilità e all’agio”. Nel commento al testo, dopo aver enumerato alcune posizioni, Vyāsa aggiunge “…la positura dell’eguale equilibrio, la stabile e piacevole, vale a dire quella che uno  ritiene più conveniente eccetera”.

[le citazioni al testo sono tratte da Yogasūtra, Patañjali. Introduzione, traduzione e note di Corrado Pensa, Boringhieri, 1962]

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Chi osserva chi?

Ecco il rapporto tra dhāraṇā, dhyāna e samādhi.

[…] In dhāraṇā (1) concentriamo la mente e stabiliamo un contatto con l’oggetto di concentrazione: il respiro, un suono, una parte del corpo, la mente stessa, l’immagine della luna, il concetto di umiltà, eccetera. Quindi la mente si collega con l’oggetto e mantiene questo collegamento. Tra la mente e l’oggetto c’è una comunicazione, un’interazione. È il dhyāna (2) che a sua volta conduce al samādhi (3), in cui la mente si fonde con l’oggetto di meditazione diventando una con esso.

T.K.V. Desikachar, Il cuore dello Yoga, Ubaldini Editore, Roma 1997